sabato 22 febbraio 2014

 

Reportage Ulver + Rise Above Dead - 15/02/2014

E arriva il giorno della partenza.Terzo ed ultimo concerto della trilogia musicale iniziata due giorni fa.Con poche ore di sonno sul groppone agguanto zaino e valigia e verso le 7 di mattina sono in stazione in attesa del primo treno che mi condurrà a Padova.Fa un freddo allucinante e l'osceno quoziente intellettivo degli pseudo-studenti che ho vicino non sono di buona compagnia.Preoccupato che la maledetta Trenitalia non mi facesse brutti scherzi arrivo a destinazione e dato che avevo un pochino da aspettare mi fiondo al bar per trangugiare con violenza due brioche e prendere il treno successivo, la freccia per Milano Centrale.
Anche qui fortunatamente tutto liscio, il viaggio procede come previsto.Appena scendo vado subito al binario dove mi aspetta il fortunatamente ultimo treno per la mattinata ovvero quello per Monza.Una volta tanto evito la confusionaria metropolitana per concedermi un ultimo rilassante tratto di strada in comodità (o quasi almeno).E alla fine eccoci a Monza, ci siamo quasi.Mi tocca aspettare un bel po' perchè arrivi l'autobus per Mezzago (vergognoso lo stato sia della stazione che della fermata del bus).Comincio a pensare che non arriverò mai dove devo andare, le gambe stanno cominciando a cedere ma tengo duro.Dopo un eternità finalmente arrivo alla fermata giusta ma con orrore scopro che mi aspetta un ulteriore pezzo di strada a piedi rispetto all'ultima volta che ero stato qui.Quindi piano piano stremato dal viaggio mi trascino per tutto il paese, attraverso una solitaria strada di campagna, la zona industriale ed infine il cartello Sulbiate mi fa tirare un sospiro di sollievo.L'ingresso all'agriturismo Brugarolo sembra quasi un miraggio.Mentre passeggio nel viale butto l'occhio vicino all'entrata principale e capisco che ci sono degli "ospiti speciali" data la presenza di due furgoncini sospetti.
Incontro dopo tanto tempo il mitico Paolo (persona fantastica come poche) che mi dà le chiavi della camera e mi svela l'arcano riguardo a quello che avevo visto prima.Mi riposo un attimo in camera e riesco pure a mettere sotto i denti dell'ottimo affettato, pane e una deliziosa insalata con zucca, melograno e miele.Il tempo è ancora nuvoloso ma faccio comunque due passi per curiosare in giro (mi ricordavo ci fossero cavalli e animali vari quindi mi dirigo verso le stalle) e nel tragitto vedo in lontananza tre figuri che si aggirano per l'area e avvicinandomi mi accorgo che sono Daniel, Ole e Anders degli Ulver (Ole si ricordava pure di me da Parma).Passiamo un pochino a chiacchierare e ridere finchè non è ora per loro di preprararsi per il soundcheck.Mi incammino verso la camera e sento dei passi dietro di me, mi giro e mi trovo a fianco Garm il cantante e poco dopo il resto della band.Tempo di farci due parole e una bella foto di gruppo che me ne ritorno in camera a riposare fino a sera.
Tempo di prepararsi, trovarsi con amici di lunga data e si riparte per cenare.Consigliatissimo il ristorante a due passi dal Bloom chiamato "All'Antico Borgo" gestito da Giuliano, vi assicuro che si mangia benissimo!!!
E finalmente entriamo al locale.Prima tappa al piano superiore per vedere la prima band.Si tratta di una sala utilizzata per proiettare film su schermo e l'atmosfera è decisamente più evocativa del palco degli headliner.
Poche luci, buio e si inizia :

Iniziano quindi i Rise Above Dead, quartetto strumentale nostrano.Se non ricordo male li avevo già visti ma dato che mi interessava comunque vederli mi sono goduto tutto lo show.L'atmosfera della sala è stata la cornice ideale per il sound oscuro e apocalittico della band.Stasera il gruppo a sorpresa suona in versione strumentale facendoci precipitare in un buco nero immersi in un turbine di sofferenza, rabbia e depressione.Il loro post-metal che profuma di Neurosis trafigge l'anima come una lama invisibile e lacera il corpo piano piano scandendo ogni colpo con ferocia mentale.Il set dura quanto basta per catturare i numerosi presenti e curiosi accorsi intorno all'improvvisato palco.La sensazione è quella di liberazione pur credendo di trovarsi in un mondo in rovina, le chitarre ne sono un chiaro esempio; distruttive, tristi e pessimiste che concedono solo pochi istanti a deboli melodie arpeggiate per poi ricominciare a urlare nere note buie e oscure.La sezione ritmica martella senza sosta sfuttando momenti intricati mescolati a momenti di devastazione pura.Il tempo sembra essere rallentato, si avvolge su se stesso contorcendosi mentre il suono deflagrante dei ragazzi si affievolisce sempre di più fino a lasciare il vuoto seguito poi da calorosi applausi.Grandissimi!!!!

Scendiamo al piano terra e troviamo parecchia gente ma riusciamo a farci strada tra la folla e ci appostiamo a lato del palco per vedere meglio.Ed eccoli, i Lupi del nord, gli Ulver salgono poco a poco sul palco accolti da un pubblico in totale adorazione.E stavolta le carte vengono nuovamente mescolate, smembrate e gettate sul fuoco.Io personalmente non sapevo cosa aspettarmi da questo concerto, o meglio qualcosa loro mi avevano anticipato ma non credevo sarebbe stato uno spettacolo così particolare in quanto è stato eseguito una sorta di mix tra brani propri e jam session gonfie di improvvisazione e sperimentazione.Da quel che mi è stato detto da Daniel i pezzi suonati erano England (da War of the Roses), Dressed in Black (da Blood Inside), Doom Sticks (da A quick fix of melancholy EP), Glamour Box (da Messe I.X--VI.X), Tomorrow Never Knows (da Perdition City), Nowhere/Catastrophe (sempre da Perdition City) e strani miscugli tra cose nuove e come detto prima delle jam.
Le canzoni eseguite comunque sono state allungate rendendole ancora più visionarie e mistiche delle originali.Rispetto ai concerti a Parma il gruppo ha puntato molto su delle sonorità psichedeliche dall'incedere lento.Un altro nuovo viaggio che stavolta ha esplorato territori spaziali pregni di mistero anzichè cercare un rapporto con il divino.C'è comunque alla base una ricerca spirituale ma come approccio direi che la band ha cercato di trasmettere al pubblico delle sensazioni nuove che portassero a trovare qualcosa dentro di ognuno di noi.Quindi bastava chiudere gli occhi e poi loro facevano da ponte verso un qualche Valhalla, uno stato mentale che ci permettesse di comprendere meglio chi eravamo.Magari sarà una chiave di lettura errata ma personalmente io ci ho visto questo.La formazione di stasera è nuovamente cambiata e vede oltre al sempre presente Garm alla voce/elettronica (peccato che anche stavolta abbia cantato poco o niente), Daniel O' Sullivan (basso e chitarra, questo ultima usata poco purtroppo), Ole Alexander Halstengard (elettronica), Tore Ylwizaker (elettronica, tastiere), Anders Moller (percussioni, sfruttate magnificamente) e Ivar Thormodsæter dei Turbonegro se non sbaglio (batteria) a completare il combo.
Tutti i musicisti hanno svolto un eccellente lavoro emozionando tutti i presenti seppur non concedendo per nulla spazio al primo periodo della band, quello più black/pagan metal, ma oramai quel periodo è passato e non appartiene più alla loro concezione musicale ma chissà che un giorno non possano cambiare idea.
Concludendo posso dire che gli Ulver stasera hanno offerto uno spettacolo che ha ricalcato le orme di un altra band e in particolar modo mi ha portato alla mente uno show speciale chiamato Live At Pompeii (non credo serva menzionare chi era il gruppo in questione).
Lo show piano piano si spegne riportandoci alla realtà quotidiana interrompendo un sogno reale che nessuno voleva finisse.Timidamente la band si congeda concedendo poi un paio di bis e lasciando definitivamente il palco in maniera altrettanto introversa.Neanche mezzora dopo erano tranquilli a smontare la strumentazione e disponibili con chiunque volesse.Anche stavolta sono riuscito a salutarli nel backstage ringraziandoli uno ad uno per la gran serata che non poteva essere migliore di così.

Dopo aver finito tutti i convenevoli mi sono concesso una passeggiata notturna per rientrare all'agriturismo.
Gran weekend!!!

Alla prossima compari!!!!

venerdì 21 febbraio 2014


Reportage The Sade + Elbow Strike - 14/02/2014

Secondo della tripletta di concerti che mi aspetta in questo fine settimana.Un po' intontito ma ancora lucido finisco il turno di lavoro e mi dirigo al Mattorosso che, probabilmente vi sareste stancati a leggere di questo, ma è diventato un oasi, un punto di riferimento per la musica dal vivo nelle nostre zone.A pochi mesi dalla nascita ha già piazzato numerosi concerti di altissima qualità e spero continui a farlo senza fermarsi o cedere a serate tributi/cover perchè in quel caso sarebbe l'ennesima coltellata alla musica indipendente suonata live.
Peggio ancora sarebbe vedere sul palco musica spazzatura come il non molto recente trend di cantare in dialetto che per carità ci può anche stare, fa parte della nostra cultura ma usare questa nostra tradizione per fare la figura dei trogloditi che suonano su ritmiche da asilo nido e testi che sembrano essere usciti dalla penna di un adolescente in piena botta ormonale senza un minimo di cervello no, io questo non lo accetterò mai e mi rifiuterò di presenziare a questi eventi.

Stasera rivedrò una band che seguo dal primo disco e ho visto diverse volte live.L'occasione per gustarsi un ottimo show rock'n'roll era troppo invitante per essere ignorata quindi tempo di mangiare con calma e nell'attesa assisto allo show della band spalla.Salgono sul palco gli Elbow Strike, ennesimo gruppo che sento per la prima volta e vi dico chiaro e tondo che non sarà l'ultima in quanto il quintetto si rivela una gradita sorpresa alle mie orecchie.Siamo sul genere grunge/stoner con un cuore metallico che pulsa a tutta velocità.La band con all'attivo al momento un solo disco (a titolo Planning Great Adventures) punta sulla potenza delle chitarre ma senza stordire l'ascoltatore con distorsioni ed effettistiche varie.Qui troviamo la ricerca per un suono roccioso ed energetico volto a sfoderare un impatto micidiale.I pezzi sono davvero ben costruiti strumentalmente e rilasciano delle vere e proprie mazzate sui denti.Come detto prima il lavoro sulle chitarre è davvero ottimo e lascia anche il giusto spazio alla melodia.La sezione ritmica è ben affiatata, compatta e letale al meglio.Difetto principale (che non ha colpito solo loro purtroppo) è la voce, o meglio il volume faceva davvero le bizze.Io in prima fila e sentivo poco o nulla in maniera alternata quindi non riesco a dare un opinione sulla voce perchè davvero mi era impossibile distinguerla in maniera decente.Concludendo concerto davvero impressionante che mi ha fatto venire voglia di andarmi a procurare il loro cd poco dopo la fine dello show.Ci rivedremo presto sicuramente!!!!

Cambio palco veloce e il trio a nome The Sade prende possesso del palco.Forti del nuovo disco uscito da non molto i ragazzi portano on stage il loro rock'n'roll darkeggiante con atmosfere stoner e southern.Sicuramente l'uscire dai classici binari rock combinando una voce tenebrosa stile Danzig, sfuriate e assolo chitarristici southern/rock, una sezione ritmica molto punkeggiante ad un immagine ben studiata ha fatto sì che questa band sia rimasta anonima per poco tempo.Ovviamente ci deve essere qualcosa che sostenga la baracca e in questo caso troviamo un folto lotto di brani immediati e coinvolgenti ma che al loro interno contengono diverse chicche che vale la pena scoprire (vi invito ad ascoltarli per farvene un idea).L'energia c'è, la passione e il coinvolgimento anche ma anche per loro ci sono stati diversi problemi e sinceramente non ho capito che sia successo durante la serata.La chitarra si sentiva a colpi e anche la voce era ad un volume parecchio basso.Il basso si sentiva bene (stavolta ho avuto modo di gustarmi ogni singola nota) e quello stile molto veloce ai limiti del punk combinato alle mitragliate della batteria creavano la giusta combinazione effetto dinamite.Il casino che è capitato tra il mixer e il palco ha purtroppo segato le gambe allo show.Se con gli Elbow almeno le chitarre pompavano per bene, per i The Sade non lo è stato altrettanto indebolendoli troppo e rendendo poco chiaro quello che usciva dagli amplificatori (io parlo sempre da come si sentiva dalla prima fila).Un vero peccato ma alla fine valeva comunque la pena esserci e supportare le nostre band locali che hanno sempre più bisogno di noi spettatori.Serate storte come questa capitano a tutti, sta a noi capire che l'appoggio non deve mai mancare assolutamente.Al prossimo concerto!!!!

Appena finiscono non ho molto il tempo di salutare dato che il giorno dopo dovrò partire.

Alla prossima compari!!!!

mercoledì 19 febbraio 2014


Reportage Robben Ford - 13/02/2014    

Pioggia, freddo e il sottoscritto è pure mezzo malconcio ma non ci si tira indietro con certe serate.La mattina dopo ho messo in preventivo il fatto che sarò un morto vivente a lavoro.Ho messo in preventivo che sarà il primo di tre concerti di fila e che praticamente accumulerò tante di quelle ore di sonno arretrato da finire al tappeto.Bene band alle ciance e si parte verso Conegliano con un tempo che peggiora sempre di più.
La strada è lunga ma piano piano arrivo a destinazione.Scendo dalla macchina e vengo investito da un gelo micidiale con secchiate d'acqua simili a dei gavettoni.
Attraverso un piccolo parco buio e deserto ed imbocco una delle tante stradine misteriose sotto ai portici.
Si vedono poche anime in giro e la maggior parte convergono al Teatro Accademia che si trova oltre una scalinata situata in centro.
Il freddo aumenta quindi velocizzo il passo e mi fiondo dentro al teatro.Tempo di fare due chiacchiere, un paio di acquisti e vado a prendere posto che mi reggevo a fatica in piedi.Alle 21:30 circa le luci si abbassano e si comincia :

Sua maestà Robben Ford sale sul palco assieme ad una band di assoluto rispetto e spessore : Ricky Peterson all'organo hammond, Brian Allen al basso elettrico e contrabbasso ed infine Wes Little alla batteria.
Neanche tempo un minuto che tutti e 4 si lanciano in una serie di brani dall'altissimo tasso tecnico, ma attenzione a non fraintendere le mie parole in quanto non sto parlando di fusion cervellotica che puoi capire solo se suoni.Qui si parla di blues jazzato, quindi canzoni si ricche di tecnicismi ma questi ultimi mai pesanti o difficili da digerire.Tutto viene suonato con naturalezza e con una ricerca dell'immediatezza e della semplicità in modo che ognuno possa godere dello spettacolo.
Uno spettacolo vedere questi musicisti interagire tra loro, guardarsi e capirsi al volo senza bisogno di parlare.
Robben Ford è qualcosa di straordinario, un talento pazzesco e un tocco raffinato, capace di creare una meraviglia dietro l'altra.I suoi assolo sono gioia per le orecchie, mai banali o scontati, pescano dal passato ma allo stesso tempo guardano il futuro.
Mi sarei aspettato un concerto solo di jazz invece il maestro mi ha stupito totalmente ma lo stupore cresceva sempre di più vedendo le peripezie strumentali del resto della band.Ognuno durante lo show ha eseguito un proprio assolo in solitaria guadagnando applausi a raffica ma a mio parere erano ancora meglio quando suonavano tutti assieme passandosi le note l'uno con l'altro creando un flusso continuo, armonico e fluido.
Non essendo un gran esperto della sterminata discografia dell'artista non so dirvi con precisione quali pezzi siano stati suonati ma sinceramente non ha molta importanza.L'intero teatro era coinvolto dalla testa ai piedi e non ha mai mancato di applaudire i quattro musicisti che stasera hanno incantato Conegliano.
Non si poteva assolutamente chiedere di più!!!!Come dico sempre, soldi enormemente ben spesi!!!

Ma le sorprese non sono proprio finite.A fine concerto Robben si è concesso a firmare autografi a tutti ma stranamente niente foto.Ma il vostro affezionatissimo assieme ad un altro impavido abbiamo atteso che se ne andassero tutti.Erano rimasti solo due tecnici, non c'era più anima viva.Escono batterista e hammondista, poi il bassista ed ecco che ricompare Robben ma ancora dice no...no...no"Va bene dai, dato che mi avete aspettato" e con gioia foto ricordo anche con lui!!!

Alla prossima compari!!!!

Reportage Lord Shani + Alice Tambourine Lover - 08/02/2014

Non riesco a capire come mai più la qualità si alza più la gente risulta insipida e senza anima.Credo ci sia qualcosa nel DNA dell'italiano medio che mette in off il cervello nei momenti dove ne basterebbe un uso anche minimo.Osceno che davanti a tanta ottima musica sembrasse di trovarsi alla stazione di Milano Centrale con un via vai di gente che non finiva più.Non molti rimanevano fermi ad ascoltare e godere del momento.Ma perchè in Italia andiamo al contrario come i gamberi invece di evolverci e capire che stiamo portando la cultura all'annientamento ?Già lo stato non supporta per nulla la creatività, se non lo facciamo noi rimarrà polvere ma forse come dico di continuo è meglio che l'arte rimanga per i pochi che la stimano e la proteggono donandole corpo ed anima.
Anche stasera come da diverso tempo c'è qualcosa che oscura il mio chakra ma in qualche maniera sopprimo il malessere e grazie a tutte le fantastiche persone che ho incontrato nuovamente stasera dopo tanto tempo mi sono sentito decisamente meglio.
Tempo di arrivare di corsa al locale dopo il lavoro, salutare i conoscenti e cenare che comincia la prima band della serata :

Sul palco due amici, due persone che suonano con cuore e tanta passione, gli Alice Tambourine Lover da Bologna.Stasera i suoni sono perfetti e tutta quella magia intrisa di blues e psichedelia che lo sciamanico duo sprigiona esce nitida e cristallina dagli amplificatori.Questo è in assoluto il loro migliore concerto a cui ho assistito, tutto era perfetto, esecuzione, palco, coinvolgimento...quel flusso spirituale che esce dai loro strumenti è capace davvero di toccare le profonde corde dell'anima e lo fa in maniera contorta.I pezzi visti da fuori e prestandoci poca attenzione tendono ad assomigliarsi e ho come l'impressione che sia una cosa voluta.L'ascoltatore viene messo nella condizione di seguire il concerto con attenzione, solo così avrà i mezzi per cogliere la bellezza delle canzoni, al contrario se non lo fa crederà di ascoltare sempre la stessa canzone.E' musica quasi da meditazione, da viaggio notturno, da rilassamento.Durante la serata vengono presentati diversi estratti dal nuovo album (il secondo per la precisione) che riconfermano il valore di questi musicisti.La voce di Alice ha quella tonalità così particolare che se ti prende finisce con il non mollarti mai e le chitarre di entrambi i componenti della band pennellano sfondi acidi, colorati, malinconici inglobando anche elementi southern in diversi momenti.Le note ondeggiano calme e soffici attorno a noi con semplicità senza usare chissà quali virtuosismi o tecnicismi ma usando solo quello che abbiamo dentro di noi.Il concerto scivola via leggero come un bacio o una carezza che ti lascia un segno così indelebile che non la scordi più.
Trovare le parole per descrivere i loro concerti sta diventando un' impresa.Spettacolo senza dubbio.Lieto di averli rivisti.

Ed eccoci a rivedere un altra perla italiana, sicuramente come la band precedente non di facile ascolto.Tornano in Veneto i Lord Shani da Milano con il loro rock debitore degli anni 70' ma venato di stoner, soul e un leggero tocco psichedelico.In questo caso diciamo che la loro forza proviene da fonti alternative.Mi spiego, normalmente sono gli strumenti a dettare legge invece il quartetto preferisce addolcire la parte strumentale.La sezione ritmica rimane soffusa senza eccedere troppo con la potenza, fa insomma il suo lavoro stando nell'ombra se non per comparire nelle fasi più rock.Stessa cosa per la chitarra.Il lavoro di tale strumento predilige un approccio melodico, poco distorto e mai eccessivamente preponderante se non come la sezione ritmica inserendosi nelle parti moviementate o dove è richiesta nello specifico.
Il punto dove la potenza è focalizzata e più concentrata è nella voce della cantante Viola e come direbbe il buon Jack Black in School of Rock "Oh ma che canna!!!!".
Voce soul con un energia che polverizzerebbe quei quattro ruderi (ma anche le future stelle della musica) che si sentono in radio e tv, un timbro potente ma che ammalia, che emoziona senza basarsi sul solito ritornello, sul pop zuccheroso o sul piano bar da due soldi.Con il proseguire del concerto non c'è mai stato un calo di intensità, anzi migliorava con il passare dei minuti.
La setlist privilegia l'unico per ora album pubblicato chiamato Progress your Soul che dal vivo rende ancora meglio e stasera suona in maniera più coinvolgente dello show della scorsa edizione del Maximum Festival.
Mi spiace che gruppi come questi siano poco considerati nel nostro paese perchè non hanno nulla di meno rispetto alla concorrenza commerciale, anzi avranno da offire sempre e comunque qualcosa di più, LA MUSICA!!! 
Finale di serata a cui non si poteva chiedere di meglio...anzi magari una jam ci sarebbe stata bene!!!!

La serata è proseguita fino alle 3 del mattino a chiacchierare animatamente di musica...a qualcuno farà storcere il naso...a me personalmente ha scaldato il cuore.Tempo di salutare i gruppi e si va a dormire.

Alla prossima compari!!!!

Reportage L'Alba di Morrigan + Mugaen - 05/02/2014

Da parecchio tempo ci stavo lavorando a questo evento e con orgoglio posso scrivere che dopo un innumerevole tempesta di mail, telefonate, contatti con non so quante persone, discussioni su facebook fino a ore tarde, richieste e invio materiale via web ecc.ecc.ecc. ho fatto in modo di organizzare questo live.In diversi mi hanno chiesto : "Quanto o cosa ci hai guadagnato ?" Assolutamente nulla, anzi no, qualcosa sì ma non è nulla di materiale...la consapevolezza di essere riuscito a portare delle bands a suonare dalle mie parti e trasmettere qualcosa alle persone che (per un motivo o per un alto) erano presenti al concerto.Vedere nei giorni precedenti la pubblicità dell'evento al locale, il completare l'organizzazione piano piano, veder crescere tramite i propri sforzi qualcosa a cui tieni particolarmente.Sarò considerato un idiota che fa fatica per nulla, che a questo mondo non si fanno le cose senza avere nulla in cambio...beh personalmente me ne sbatto di quello che l'ascoltatore medio abituato ad ascoltare musica solo in mp3 o vedere tributi e cover può pensare, e nemmeno mi interessa essere snobbato perchè non ci ho lucrato sopra.La passione signori, è ciò che prima di tutto deve smuovere gli animi, poi viene il resto.E' forse un mio primo passo verso qualcosa di nuovo anche se è sfocato al 99% ma chissà...
Con dispiacere finisco il turno alle 20 di sera quindi mi cambio in tutta fretta e parto sparato verso il Mattorosso a Montebelluna.
Entro e prima di mettermi a mangiare vado a salutare la band di supporto che si sarebbe esibita poco dopo.
Tempo quindi di cenare in compagnia di amici (un saluto anche a Jakob bassista degli Elvenking che era presente ma non ho fatto in tempo a salutare) che si comincia :

Cominciano 4 ragazzi da Vicenza ovvero i Mugaen interessante combo autore di una pregevole combinazione di jazz, elettronica e rock/metal con voce femminile.Molto tempo è passato da quando li vidi la prima volta in azione sul palco quando supportarono i Teodasia al New Age di Roncade.Mica mi immaginavo un così notevole miglioramento.Tutti i componenti della band hanno subito una notevole evoluzione tecnica che ora li porta a districarsi senza problemi tra gli intricati meandri delle loro ardue composizioni.Giuseppe alla chitarra ha indurito il suo stile rendendolo più potente e dinamico avventurandosi in territori molto vicini a Steve Vai e Joe Satriani ma con un tocco più metallico e pesante.Kim e Giuseppe rispettivamente batteria e tastiere/elettronica creano un creativo susseguirsi di situazioni in cui le note sembrano smarrite tra melodie visionarie/eteree su ritmiche schizzoidi ma in realtà c'è tutto un preciso schema dietro a tutto.Avvicinarsi a loro non è semplice, lo ammetto anche io, bisogna dedicargli (come a tutte le cose) tempo e la giusta dose di attenzione.Arriviamo ora alla voce di Sara, giovanissima cantante ma che ha le carte in regola per far vedere che anche in Italia abbiamo ugole di rispetto.Dopo qualche pezzo la ragazza si scalda e fa quello che molte colleghe ostentano, canta!!!!Pure per lei i miglioramenti si sentono, ora la voce pur ancora non del tutto originalissima è più potente/piena e allo stesso tempo dolce/carezzevole con una leggera sfumatura soul.Al momento la band sta lavorando al debutto quindi i pezzi suonati non sono molti e vengono perlopiù pescati dall'unico Ep (se non sbaglio) per ora pubblicato.Rispetto alla volta scorsa le canzoni vengono poste sotto una luce diversa ossia irrobustite e rese più accattivanti facendo risaltare al meglio le qualità del quartetto.La strada intrapresa è quella giusta.Continuate così!!!!

Ed eccoci alla seconda band che vedere sul palco dopo tanta fatica ripaga da tutti gli sforzi.Direttamente da Torino ecco on stage L'Alba di Morrigan.Mi ricordo ancora quando lessi per caso il loro nome su di una rivita.Da lì non li mollai più e per uno strano scherzo di coincidenze li ho conosciuti di persona, strana la vita.Il quartetto aveva previsto una setlist davvero particolare che avrebbe combinato brani acustici ed elettrici ed invece la scaletta è stata a sorpresa stravolta.Gli affezionati sostenitori della musica indipendente (non eravamo moltissimi ma gli applausi di incitamento e apprezzamento si sono sentiti eccome) hanno assistito ad un concerto totalmente elettrico il cui inizio mi ha sorpreso non poco.La band propone come primo pezzo una cover irriconoscibile dei Manowar che riesco a riconoscere solo dal testo in quanto le atmosfere vichinghe/epice del brano originale (The Crown and The Ring) qui lasciano spazio a melodie malinconiche/autunnali.Tutti gli altri brani (compresi medley e una versione di The Number of the Beast mai sentita prima d'ora) seguiranno la luce accesa dal primo brano e ne diventeranno dei pianeti come se fossimo al cospetto di un sistema solare smarrito nelle profondità della galassia sonora.
Come prevedibile viene saccheggiato il disco di debutto The Essence Remains.Io ho voluto deliberatamente evitare di ascoltarlo su internet per godermi al meglio i brani dal vivo.E fu così che iniziò una vero e proprio viaggio musicale intriso di poesia, epicità e melodie da pelle d'oca.E' come se convivessero insieme gli ultimi Anathema, i Katatonia e direi anche gli Alcest con un pizzico di aggressività in più e un senso melodico mediterraneo carico di fascino e mistero.Il loro post-rock venato di atmosfere tristi, forse tragiche, sofferenti viene enfatizzato da robuste iniezioni metalliche dosate con il contagocce che amplificano quel senso di speranza accecata dal dolore.La formazione vede un nuovo batterista e l'aggiunta di un secondo chitarrista (il fratello del cantante chitarrista Hugo).I suoni perfetti permettono di assaporare al meglio ogni finezza ed ogni più piccolo particolare, sia esso un arpeggio (favolosi gli intrecci tra le chitarre), scintille ritmiche di basso (altra perla) oppure le interessanti incursioni vocali (peccato per i cori con volumui troppo bassi).E' uno dei concerti cui vorresti non finissero mai perchè finisci con il sentirli così sotto la pelle che quando finiscono hai come l'impressione di aver perso qualcosa di prezioso.Il bis era assolutamente d'obbligo e quindi a sorpresa viene suonato un pezzo con cantato in italiano a titolo Lilith, chiaro esempio di come la lingua italiana possa disegnare paesaggi che con l'inglese non sarebbe possibile.
Mistici ed emozionanti come pochi!!!!Concertone!!!!

A fine concerto non sono mancati abbracci e foto ricordo con la promessa di rivedersi al più presto.
Consiglio agli assenti ingiustificati di non perdersi tale meraviglia la prossima volta!!!!
Grazie al Mattorosso per aver permesso lo svolgersi dell'evento e grazie a tutti i presenti!!!!

Alla prossima compari!!!

mercoledì 12 febbraio 2014


Reportage Steel Sensations + Rudhen - 01/02/2014

Negli ultimi tempi sono sempre più distrutto tra lavoro e concerti vari ma continuo ad insistere imperterrito.Le forze scarseggiano ma non la passione, quella non si spegnerà mai.Nel mentre che sto scrivendo questa recensione ho saputo che il chitarrista degli Steel Sensations, Roberto Zago ha deciso di lasciare il gruppo.Se vi interessa terrà l'ultimo live il 22 febbraio (per informazioni andate sulla loro pagina facebook).
Il locale appena arrivo pullula di conoscenti e amici.Oramai l'Old Saloon è diventato in pochi anni un eccellente punto di ritrovo per appassionati di musica dal vivo e non.Il posto è letteralmente rinato ed ha avvicinato moltissimi giovani alla musica.Solo questo gli fa onore e quindi auguriamo possa continuare così per molto tempo!!!!

Ok, è tempo di inizare le danze con una "nuova band" giunta al secondo live della sua carriera ovvero i Rudhen..Parlare di nuova band è corretto a metà in quanto i componenti non sono certo dei novellini, anzi, facciamo anche una bella presentazione : Fabio Torresan alla chitarra (ex Arkaios), Luca De Gaspari alla batteria (ex Metaltrashfactory), Alessandro Groppo alla chitarra e Riccardo Rigo al basso.Seconda esibizione quindi e purtroppo cortissima.Tempo una manciata di pezzi e lo show era già concluso.E' parecchio arduo dare un opinione ma proviamoci.Allora come genere restiamo più o meno sullo stoner/doom ma di quello grezzo e acido fino al midollo.Volumi e suoni sporchi, grassi, unti come se si mescolassero Kyuss, Motorhead e High on Fire rendendoli minimali e pronti ad un assalto all'arma bianca a suon di distorsioni come fossero pugni allo stomaco.I suoni a dire il vero erano confusionari, dominava il caos soprattutto a livello di chitarre.Io personalmente ho capito ben poco di quello che accadeva sul palco.Magari sarà stata anche colpa della stanchezza.Comunque come inizio ha destato il mio interesse.Alla prima occasione li rivedrò con piacere con la speranza la scaletta sia un pochino più lunga e suoni più chiari.A presto rockers!!!!

Ed eccoci agli headliner Steel Sensations e il loro hard-rock blues a tutto volume.Anche oggi belli carichi, i 5 ragazzi sfoderano i loro pezzi migliori che più si ascoltano dal vivo più ti entrano in testa.In casi come questi se le canzoni si stampano nella mente vuol dire che la strada intrapresa è quella giusta.Strumentalmente la band cresce poco alla volta e punta sicuramente sull'energia e sulla potenza evitando le classiche pose da virtuosi che di questi tempi lasciano oramai il tempo che trovano.Tutti sono concentrati come un unica entità.Le chitarre fanno sempre la parte del leone e comandano ad oltranza aggredendo ma accompagnando il tutto con la forza che parte da quel maestro che si chiama blues (ascoltate gli assolo e capirete meglio).La sezione ritmica è affiatata e si sviluppa su un tappeto ritmico che si può descrivere solo come ROCK!!!.La voce è perfetta per il genere ma manca ancora di un timbro riconoscibile ed originale, si ciba ancora delle proprie influenze ma per ora così va più che bene.Dopo lo show c'è stata una sorta di jam session che ha coinvolto diversi musicisti di entrambe le band.Una vera sorpresa che non mi aspettavo proprio!!!!Grandi!!!!

Come sempre un altra serata piacevolissima e piena di grande musica!!!!
Mi scuso per l'assenza di foto ma non ero nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali (rimedierò prossimamante!!!!).

Alla prossima compari!!!!

domenica 2 febbraio 2014


Reportage Nut + Invivo - 31/01/2014

Oggi serata decisamente alternativa dalle sonorità altrettanto "diverse" dal solito almeno per quel che riguarda gli show dal vivo che ho visto ultimamente.
Anche oggi piove a dirotto, fa abbastanza freddo e la resistenza fisica non è il massimo negli ultimi tempi ma l'occasione per vedere due bands decisamente interessanti era ghiotta quindi seppur fiacco sono andato comunque a supportare la nostra (e ripeto Nostra) scena musicale, quella italiana non è solo sinonimo di Pausini o Ligabue vediamo di mettercelo in testa.
Arrivo al locale con un pochino di anticipo per trovarmi un posto a sedere e mangiare qualcosa.Piano piano il locale si riempie e lo show finalmente inizia :

Cominciano gli Invivo, band da Udine nata nel 2007 e composta da tre musicisti.Sia loro che la band che si sarebbe esibita in seguito mi erano nuove quindi ho seguito lo show con attenzione per capire bene la loro musica.Dunque il genere proposto non è facile da inserire in un contesto specifico.I pezzi del loro repertorio spaziano molto.Provando a chiarire diciamo che vocalmente e su diversi passaggi di chitarra mi hanno ricordato i Linkin Park (lo stile vocale in particolare) in versione più elaborata.La sezione ritmica era decisa e potente ma forse mancava un pochino di fantasia.Una cosa che mi ha colpito in maniera positiva sono stati i ritornelli a due voci, molto epici e intriganti, e questi ultimi più di una volta mi hanno ricordato nuovamente i Linkin Park o qualcosa degli A Perfect Circle.Vocalmente aggiungerei anche che per certi versi anche i Muse ci mettono lo zampino nel sound della band.Tornando alla chitarra è giusto spenderci due parole...compressa, rocciosa e molto dura ma povera a livello di idee data la ripetitività di certe soluzioni che fossero arpeggi o semplici riff..Mi dispiace dirlo perchè le premesse non erano affatto male ma lo show mi ha convinto a metà.La tecnica e la tenuta palco c'erano e più di una volta alcuni passaggi strumentali erano davvero coinvolgenti.I cori esplodevano per la loro emozionalità ma prendendo le voci singole il castello di carte tendeva a cedere.Le canzoni tendevano ad assomigliarsi molto, bisognerebbe vedere su disco se le sensazioni sono diverse.Insomma luci ed ombre ma comunque lo show meritava lo stesso di essere visto.
Magari se ci saranno altre occasioni li rivedrò per farmi un opinione più completa.

Il sonno mi sta facendo cedere ma tengo duro.Ora salgono sul palco del Mattorosso i Nut, quintetto altrettanto particolare che lascia da parte la durezza per dare spazio all'atmosfera.Siamo in un area che comprende i maestri Tool per finire verso il post-rock.Vengono usate adirittura tre chitarre che però a mio parere non vengono valorizzate a dovere.Nonostante i suoni fossero più che buoni non si capiva perfettamente tutto quello che veniva proposto.Il sound del gruppo si rivela comunque soffice, etereo ed impalpabile ma gli manca quella scintilla o quella particolare melodia che te lo fa ricordare.Purtroppo il numero vastissimo di bands che propone questo genere non aiuta.Il gruppo pur avendo diverse qualità non riesce a sprigionare quella magia (o anche quell'oscurità tornando al discorso Tool) che ti fa rimanere avvinghiato al palco con l'orecchio fisso ad ascoltare.Si tende a perdersi dopo un po'.Qualche momento più duro emerge durante la setlist a sinceramente non lo vedo molto nelle loro corde.Ben più interessante è il lavoro di chitarra ma come detto prima stasera non è emerso nel suo massimo potenziale rimamendo soffocato durante la maggior parte della performance.Vocalmente non ho notato particolari picchi ma neppure difetti, stessa cosa per la sezione ritmica.Anche per loro luci ed ombre.
Diciamo per concludere che ognuna delle due band compensava i difetti o le mancanze dell'altra.
Mi riservo comunque un opinione migliore quando assisterò ad un futuro loro live.

Serata a cui comunque valeva la pena parteciparvi!!!!

Alla prossima compari!!!

Reportage Magnetic Sound Machine - 29/04/2014

Incredibile come succedano eventi che si ricollegano direttamente al passato, a quando hai iniziato a vivere la musica in maniera diversa, a sentirla forse in maniera diversa o magari anche a vederla sotto una prospettiva che fino ad allora non avevi preso in considerazione.Da quando cominciai a scrivere reportage su consiglio di un mio compare mi sono sempre posto la condizione che non dovrei mai aver avuto vincoli o che ci fossero stati altri fattori che mi mettessero in condizione di scrivere cose false.Solo passione e basta, niente altro.
E con la mente torno a quel caldo 4 settembre 2010 a villa Benzi di Caerano durante il concerto di beneficenza per Mick Karn, bassista dei Japan purtroppo scomparso non molto tempo dopo.In quell'occasione vidi la band di stasera per la prima volta e rimasi impressionato dalla bravura e dalla qualità della loro musica.Ebbene 4 anni sono passati ma il ricordo vive ancora, anzi rivive al Mattorosso, locale che si sta dimostrando un oasi nel deserto per la musica indipendente, soprattutto quella nostrana.
Arrivato al locale mi piazzo su un posticino che mi permetta di vedere bene, mangio qualcosa e alle 21:30 circa la band sale on stage :

Si chiamano Magnetic Sound Machine e sono una band locale molto giovane ma che dimostra già di avere le carte giuste per diventare enorme.Andiamo con ordine.Di solito parlo di tecnica in maniera breve e anche qui non andrò troppo oltre perchè sono altre le cose da evidenziare.Dico solo che tecnicamente sono migliorati tantissimo ma cosa importantissima la loro maestria la usano per creare e non per mettersi in mostra davanti ai maniaci dello strumento.
La band parte a suonare e comincia con diversi inediti che davvero spero trovino posto in un possibile nuovo album data la bellezza sonora che esce dagli strumenti del quartetto.Subito dopo l'inizio sono rimasto impressionato dal gusto melodico e di una certa tendenza ad essere attirati verso il prog italiano che è cresciuto con bands tipo Le Orme o la PFM ma che anche ai giorni nostri trova dei numerosi interpreti come Il Cerchio D'Oro.Qui signori si parla di evoluzione pur non tradendo le origini che hanno fatto nascere la band.Il gruppo ha saputo prendere i punti forti che possedeva e partendo dal jazz-rock (o anche fusion se preferite) ha iniziato un cammino di ricerca che lo ha portato a comporre e sviluppare delle melodie pregne di gusto sopraffino e di gran classe.Il tutto comunque non su di un tappeto musicale pop o da banale piano bar ma su di un mosaico oserei dire, un immagine che parte dal pentagramma per poi prendere forme che mutano in continuazione intrecciandosi, fondendosi l'una con l'altra, melodia e tecnica sembra quasi che facciano l'amore tra di loro esprimendo sentimento e passione.E questo è quello che traspare dalla loro musica.Lo show prosegue con inediti e diversi pezzi dai due dischi dalla band che privilegiano più l'aspetto fusion che non quello prog delle nuove composizioni.In questo caso riusciamo in ogni caso a godere degli intricati labirinti dentro cui la band ci porta e la cosa interessante è il vedere come non siano poi così complicati, sembrano inaccessibili all'esterno ma il cuore è genuino e pienamente comprensibile.C'è stata poi una parte del concerto che ha dato spazio al terzo disco (una sorta di tributo alla band strumentale inglese Camel) proponendo delle rielaborazioni di brani scritti dalla band appena citata risalenti al 1975.Prestazione eccellente ma io personalmente tributi, cover ecc. non riesco ad accettarle in più non conoscendo le canzoni originali non potrei dare un parere completo quindi andiamo oltre.Verso la fine e nei bis vengono suonate cover di artisti funk oppure sempre sul genere fusion di cui non ricordo esattamente i nomi non essendo un esperto di questo ramo musicale.
Comunque per concludere vorrei complimentarmi anche con il pubblico che stasera pur essendo una data infrasettimanale è rimasto fino alla fine del concerto (come al solito c'era brusio di sottofondo ma personalmente riesco a escluderlo ed elminarlo quando mi concentro ad ascoltare).
E naturalmente un mega applauso a questa band trevigiana per averci fatto sognare e per aver dato due ore di spettacolo senza perdere un colpo.Magnifici!!!!

Un saluto alla band alla fine era d'obbligo e un ricordino della serata me lo sono preso pure io.

Alla prossima compari!!!!

Reportage Ivy Garden of the Desert + Alabastrum - 25/01/2014

Curioso come ci siano dei cambiamenti continui nelle nostre vite, molte volte purtroppo per quel che mi riguarda in peggio, raramente in meglio.E questa situazione, questo continuo sù e giù, non mi permette di godere pienamente degli eventi piacevoli che mi capitano.In qualche maniera più o meno intelligente ci si rimbocca lo stato d'animo e si cerca di guardare oltre quel confine che separa il pessimismo da quella luce che ci aspetta dall'altra parte.Non sappiamo se la troveremo ma proviamo comunque a cercarla.
E stasera riesco perlomento a sfiorarla per un attimo e come ricompensa ottengo un pochino di soddisfazione e orgoglio personale.
Oggi si svolge il primo concerto organizzato in tutto e per tutto dal sottoscritto e mi auguro ce ne possano essere altri prima possibile.
Dopo aver finito l'ennesimo turno osceno di lavoro mi dirigo verso la meta stabilita e come immaginavo sbaglio strada e finisco in mezzo alla campagna.Dopo finalmente aver capito dove accidenti mi trovavo torno sui miei passi ed imbocco la giusta via verso il centro del paese (indicata da un maledetto cartello visibile ai livelli di un UFO).Dopo diversi minuti intravedo il locale, parcheggio e mi dirigo all'entrata passeggiando per la piazza praticamente deserta neanche fossimo in qualche film horror.
Il pub da quello che so è uno di quelli più tenaci e storici della zona ed esiste da parecchi anni.Decisamente confortevole e caldo, il posto offre sicuramente ogni più piccolo dettaglio per passare una bella serata.
Le band si stanno rifocillando e rilassando per dare il meglio.Tempo quindi di chiacchierare ed assicurarmi che tutti siano a loro agio e siano stati trattati al meglio che lo show comincia.

Cominciano gli Alabastrum da Montebelluna, giovanissimo quintetto alfiere di un certo modo di proporre il power sinfonico.Già li vidi di supporto ai Kaledon ma volevo risentirli con suoni migliori e in altre circostanze per confermare meglio quanto di buono avevano da proporre.Stasera si sente ottimamente (forse la chitarra avrebbe meritato dei volumi migliori dato la potenza si perdeva un pochino per strada) e permette di godere appieno del sound della band.I ragazzi prediligono molto l'atmosfera anzichè la velocità assumendo un approccio più prog alle canzoni.Niente scale stile salto nell'iperspazio ma un accurato disegno sul pentagramma che delinea diverse sfumature...aperture sinfoniche, melodie folk, passaggi metallici senza comunque essere troppo pesanti, inserti vocali (davvero ottimi stasera) che giocavano sull'interpretazione piuttosto che sulla potenza a tutti i costi.Lo show è filato via ottimamente con una più che buona prestazione di tutti i musicisti.
Una realtà musicale che racchiude dentro di se molte idee e potenziale.Sono davvero curioso di vedere come sarà la loro evoluzione.
Molti tra il pubblico hanno gradito e questo non può fare altro che piacere!!!Bravissimi!!!A presto sicuramente!!!

La stanchezza mi sta facendo addormentare quindi mi faccio due passi e decido di vedere la seconda band in piedi.Ora si cambia totalmente genere ma di sicuro non la qualità nonostante il cantante e chitarrista Diego non sia in ottima forma (le influenze girano di continuo ultimamente).Che dire del trio chiamato Ivy Garden of The Desert ?La band montebellunese (non è proprio esatto ma diciamo che la base è lì) è autrice di un personale stile che guarda al passato, lo analizza, lo studia ma come fosse una sorta di studente ribelle tiene a mente solo le cose che gli interessano e il resto lo dimentica o meglio ne crea una visione distorta.Anche stasera lo stoner dei ragazzi piomba sugli spettatori (devo dire molto curiosi, ho notato più di uno che veniva ad ascoltare lo show), uno stoner rock che pur rimanendo ancorato all'antico oceano del passato colmo di ondate distorte e schianti contro scogli colmi di schiuma si prende la libertà di invadere altri oceani avvelenandoli  e modificando il loro dna.Durante lo show si possono sentire echi malinconici (una delle caratteristiche che li rende riconoscibili) dettati dal cantato, psichedelia contorta ed oscura che arriva dal primo ep, la durezza grunge del secondo ep (Viscera sarebbe dovuta essere suonata nei bis ma purtroppo l'influenza non lo ha reso possibile) e quell'acido prog/doom tratto dal terzo ep.Ci sono tanti elementi nel loro sound e come sempre vi invito qualora poteste ad assistere ad un loro concerto così vi farete un idea.
Durante il concerto ho notato più delle altre volte una particolare intesa basso/batteria, sembrava che ognuno fosse il prolungamento dell'altro, credo sia proprio la prima volta che vedo un tale affiatamento, una sorta di pazzia strumentale animava entrambi e ha reso il tutto più folle e interessante.

Davvero una serata fantastica!!!Ringrazio nuovamente gli Alabastrum per aver aperto la serata, i fratelli Ivy Garden of the Desert e il Britannia Pub per l'eccellente trattamento!!!!

Alla prossima compari!!!